Upcycling come Riciclo Creativo – Un'Intervista a Daniele Piazzola

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Daniele Piazzola è un giovane architetto laureato al Politecnico in Progettazione Sostenibile. Ha aperto il suo studio a Cantù, in Brianza, dove vive e lavora. In questa intervista ci parla del suo approccio, fortemente improntato alla sperimentazione diretta di materiali e tecniche, spaziando tra i più diversi campi di applicazione, tra cui spicca l'upcycling.

1. Parlaci della tua attività, di cosa ti occupi principalmente?

Il core della mia attività è sicuramente lo sviluppo di progetti architettonici sotto ogni aspetto e con una particolare attitudine alle tematiche ambientali; spesso però mi occupo anche di interior, sia appartamenti privati che spazi pubblici o allestimenti, di design del prodotto. Oltre a render, visualizzazioni, rilievi, consulenze, insomma tutto ciò che sta dietro a un progetto.


2. Qual è l'aspetto del tuo lavoro che ti appassiona di più?

Sicuramente la possibilità di sviluppare liberamente idee e concetti, poter esprimere la mia visione delle cose gestendo e “misurando” i singoli elementi che compongono il progetto. Analizzare i problemi per dare soluzione congrue e significative con l’unico obiettivo della soddisfazione dei miei clienti.

A livello più tecnico è invece molto interessante andare a osservare come le nuove scoperte tecniche e tecnologiche possano influire positivamente sul progetto e sul rapporto stesso con il committente, dalla fase di brainstorming (attraverso social media, chat, ricerche per immagini), alla visualizzazione del progetto (render, animazioni, realtà virtuale) fino alla realizzazione di modelli estetici o prototipi funzionanti (stampa 3d). 


3. L'Upcycling è tra i temi più di tendenza ultimamente. Qual è il tuo punto di vista al riguardo?

Sì, l’Upcycling è un trend in costante crescita perchè progressivamente sta crescendo la consapevolezza dell’importanza di tematiche legate all’ambiente e alla salvaguardia del territorio. Tecnicamente il concetto è molto semplice e il modo migliore per spiegarlo è questa citazione dell’autore tradotta direttamente dall’articolo originale: “ Il riciclo io lo chiamo down-cycling. Quello che ci serve è l’up-cycling, grazie al quale ai vecchi prodotti viene dato un valore maggiore, e non minore” (Reiner Pilz, 1994).

Sebbene il concetto sia stato teorizzato circa 25 anni fa, in Italia si fa sempre un po' di confusione ed è sempre percepito come qualcosa di cheap. Questo perché non c’è un termine che traduca esattamente il suo significato . Letteralmente sarebbe riciclo creativo, riuso o riutilizzo. ma nessuno di questi termini, però, chiarisce il fatto che questo tipo di processo fa acquisire un valore maggiore al nuovo oggetto rispetto all’originale, come succede invece nel caso del prefisso inglese up-. In estrema sintesi il recycling, pur contribuendo a migliorare notevolmente l’impatto ambientale, contribuisce ad alimentare la mentalità dell’usa e getta. È un processo che tenta di trovare una soluzione ad un problema già esistente, piuttosto che cercare di prevenirlo. La logica dell’Upcycling invece è quella della prevenzione come migliore cura possibile e quindi atto a ridurre la quantità di materiale a perdere, piuttosto che trovare un modo di evitare che esso deteriori l’ambiente in cui viviamo.


4. A che progetti stai lavorando al momento?

Come studio professionale ho la fortuna di poter lavorare a progetti in diversi ambiti di applicazione, confrontandomi ogni giorno con aziende, professionisti e privati. Al momento sto per esempio seguendo il progetto per una sistemazione di un giardino nel quartiere Isola a Milano, una consulenza per la disposizione di un alloggio, sto disegnando gli interni per una barca a vela di 15 metri oltre che collaborare con un’azienda che opera in ambito meccanico.

Accanto a questa attività “ufficiale” sviluppo quella che è iniziata come una passione ma che con il tempo è diventata vera e propria parte della professione, il design di prodotto.

Spesso sono progetti nati da un’esigenza o da un’intuizione su cui è possibile ragionare a ruota libera arrivando a risultati talvolta inaspettati come la lampada portatile per andare a letto, la serie di contenitori impilabili progettati per sbirciare all’interno oppure il progetto biketrolley per una mobilità sostenibile.

Ne è un esempio il progetto “NORA” sviluppato durante il Master presso l'Istituto Maranoni; è stato prototipato da un’azienda comasca (Officina Meccanica Gualco) ed esposto tra le altre manifestazioni a Homi e al Salone del Mobile 2019. Ora è in cerca di un produttore.

Un progetto a cui sono particolarmente affezionato è invece “en JOINt it”, uno dei primi sviluppati, autoprodotto e attualmente in distribuzione. Un caleidoscopico sistema modulare a incastro, dove l’utente finale torna al centro del processo creativo e viene messo in condizione di configurare e modificare a piacimento l’oggetto secondo le proprie esigenze. Ragionando su temi di sostenibilità e upcycling il progetto prevedeva in origine il riutilizzo delle cassette della frutta. Poi in seguito a esigenze legate all’uniformità del materiale e alla sua capacità di carico, ho optato per l’utilizzo di pannelli in OSB provenienti dalle casse per le spedizioni logistiche.

5. Esempi du Upcycling: En Joint It

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